L’attrice marchigiana, straordinaria Medea (Euripide), superba Giocasta (Sofocle), indimenticabile Emma B. (Savinio), è stata una tra le più significative artiste della scena italiana. Valeria Abbruzzetti – questo il nome da nubile – era nata a Jesi il 15 novembre 1931. La passione per il palcoscenico era sbocciata per caso proprio nella città natale e lì aveva debuttato a 16 anni in una compagnia amatoriale. Poi, gli spettacoli studenteschi, ad applaudire i quali, immancabilmente, c’era il padre, «il primo a credere nel mio talento» come amava sottolineare l’attrice. Interprete sensibile ma dotata di un carattere energico, esordì al cinema nel 1953, in un episodio del film Amore in città, di Alberto Lattuada. Ma fu il teatro il vero grande amore della sua vita artistica. Un sodalizio benedetto da Eduardo De Filippo in persona, che dopo un breve provino la scritturò nel ’57 per ricoprire il ruolo della protagonista femminile in De Pretore Vincenzo. Molto adatta in ruoli classici e drammatici ma capace di interpretazioni maiuscole anche nella Locandiera di Goldoni o nella Bisbetica domata di Shakespeare, la Moriconi amava le sfide. Nel ’60 fu Mina ne L’Arialda di Giovanni Testori, diretta da Luchino Visconti (spettacolo poi ritirato dalla scene perché ritenuto troppo esplicito) e molti anni dopo – siamo nel 1996 – accettò con entusiasmo la parte offertale dal regista Gabriele Vacis ne La rosa tatuata, il dramma di Tennessee Williams che Anna Magnani portò sullo schermo, ricavandone l’Oscar. In precedenza, il suo nome era comparso a fianco di quelli di Franco Enriquez (con il quale condivise un periodo fondamentale della sua vita), Glauco Mauri e Mario Scaccia (poi sostituito da Luzzati): insieme fondarono la Compagnia dei Quattro, che portò in scena negli anni ’60 spettacoli assai vari, alternando classici shakespeariani a testi di Pasolini e Oreste Del Buono. Con Enriquez, la Moriconi tornerà poi a recitare anche nei successivi anni settanta, in Storie del bosco viennese di Odön von Horvath. Ormai consacrata interprete, l’attrice marchigiana inanellò – a partire dai primi anni Ottanta – una serie di interpretazioni di madri che ne rafforzarono il successo: dall’edipica Emma B. di Savinio alla Filumena Marturano, ancora di De Filippo. Nel 1988 vestì poi i panni della regina d’Egitto in Antonio e Cleopatra, per la regia di Giancarlo Cobelli. Di successo in successo, nel 1995 ricevette il Premio Simoni e venne nominata Grand’Ufficiale della Repubblica. L’anno successivo, oltre al già citato ruolo da protagonista ne La rosa tatuata, affascinò e convinse una volta di più pubblico e critica in Medea, recitata nella splendida cornice del teatro greco di Siracusa. Anche in televisione ha lasciato il segno, in sceneggiati di successo come Resurrezione, La presidentessa e Il mulino del Po seconda parte del ’71, seguito da Così è se vi pare nel ‘91. Ma solo a teatro la sua indole scrupolosa e duttile era capace di regalare quelle emozioni intense che l’hanno accompagnata per tutta la sua esistenza. Nel novembre del 2004 avrebbe dovuto debuttare in Spettri di Ibsen al Teatro Biondo di Palermo, ma la malattia la costrinse a rinunciarvi abbandonando le prove. È morta nella sua città natale il 15 giugno del 2005. A Jesi sono nata A Jesi ho respirato appena venuta al mondo, a Jesi c’è la mia casa, a Jesi ho camminato per la prima volta in vita mia, a Jesi dormono le persone che mi hanno dato la vita, a Jesi torno a respirare quando in altre parti sto soffocando, a Jesi per la prima volta i miei occhi hanno visto il cielo azzurro, a Jesi ho amato, ho pianto, ho riso, sono stata felice. Che dire di più? Jesi è la mia anima. Valeria Moriconi Abbruzzetti Riproduzione del manoscritto originale della dedica a Jesi pubblicata nell’edizione d’arte “Jesi” Ed. UnaLuna 2003
La librairie GD n'est pas activée sur votre serveur. |